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CORSI DI YOGA A BOLOGNA: GLI STILI PRATICATI


Lo Yoga è oggi disponibile anche a Bologna in una grande varietà di stili e tradizioni. Come le diverse cucine etniche presentano molte varietà di sapori e ingredienti diversi, ma condividono la natura essenziale di essere cibo che nutre il nostro corpo e la nostra salute, così le diverse forme di Yoga condividono la natura ed il significato etimologico di unione con la propria fonte interiore di pace e armonia e ci aiutano a ripristinare l’equilibrio tra il corpo, il respiro (o energia) e la mente.



In oriente si dice che ogni forma di Yoga sincera si contraddistingue per alcune caratteristiche:



-               essere ancorata alla tradizione di un lignaggio di Maestri che si sono succeduti nel tempo passando gli insegnamenti in linea diretta da Maestro a discepolo;

-               seguire la linea dei testi classici che ci ricollegano alla sorgente antica dello Yoga autentico (Yogasūtra di Patañjali, Haṭha yoga Pradīpikā, Gheranda samhita, Śiva samhita, Gorakṣa Paddhati, gli yoga-tantra della tradizione tibetana,..) ;

-               condividere tre finalità interconnese di questa disciplina:

1 la salute psicofisica e la longevità, agendo su corpo e respiro; infatti un corpo sano è il presupposto indispensabile per qualsiasi realizzazione spirituale;

2 l’incremento dell’energia interna, estendendo la dimensione interiore del Prāna, del respiro e della consapevolezza nei centri e canali energetici del corpo sottile; questi tre elementi si muovono in modo congiunto come tre aspetti della stessa realtà;

3 lo sviluppo della nostra consapevolezza attraverso la pratica della meditazione ( lo Yoga è uno stato dove pian piano si arrestano le “Vritti”, cioè le fluttuazioni dei pensieri incessanti che caratterizzano la superficie della mente ordinaria; una volta dissoltesi, compare la luce della “presenza mentale”, che è la nostra vera natura luminosa).

Queste tre finalità sono correlate come i tre corpi che ci costituiscono secondo la tradizione delle Upaniṣad (il corpo fisico grossolano, quello energetico sottile e quello causale di beatitudine) o i tre aspetti della nostra esistenza ( corpo, energia - o voce - e mente) negli anuttara yoga tantra vajrayāna.

 In Namaskar asd è possibile conoscere e praticare diversi stili di yoga in ottica propedeutica alle tecniche ginniche e respiratorie per la salute ed il benessere:

·                     lo yoga e il qi gong tibetano

·                     l’Aṣṭāṅga vinyāsa

·                     l’haṭha yoga dei testi classici

·                     lo yoga/ ginnastica per la gravidanza

 

- CORSI DI YOGA TRADIZIONALE  DEI TESTI CLASSICI A BOLOGNA

I testi classici elencano in modo succinto 84 āsana e descrivono in modo velato altri esercizi yoga più avanzati e fondamentali per mantenere il corpo in salute ed energia, all'interno di un percorso che mira a espandere la consapevolezza ordinaria e a portare la mente nel suo stato naturale. Le 108 pratiche  secondo le tradizioni furono originate da Śiva e tramandate nel lignaggio nātha di Matsyendra e Gorakṣa (X° sec),  trasmesse nella loro interezza per secoli solo da Maestro a discepolo. La sequenza delle 84 āsana fu inserita nel programma di studio dell’istituto di Ranchi (Bihar) fondato da  Paramahānsa Yogananda  (1893 -1952), che ne incentivò la pratica inizialmente anche presso i monaci della Srf in California; fu poi insegnata nel Gosh Yoga College del fratello di Yoganada a Calcutta e la famosa sequenza Bikram è un breve estratto di 26 di quelle 84 āsana. La sequenza completa può essere appresa attraverso alcune sequenze progressive che includono tutte le 84 āsana dei testi classici:  ognuna inizia con un prānāyāma, prevede 7 āsana e si conclude con una piccola meditazione. Completano il sistema una sequenza preliminare di kriyā e una finale di mudrā.

 

Nel corso sono anche insegnate sequenze  di Raggruppamenti famosi di  āsana  come:

-i 5 riti tibetani

-le 5 posture dei 5 elementi: terra, acqua, fuoco, aria, etere (pancatattva āsana)

-le 8 posture per i 5 prāna vāyu

-la sequenza della yogini Niguma

-le 84 āsana nella tradizione di Padmakara

-le āsana per i 6 cakra (shatcakra āsana) e per le 3 Nāḍī

-le 8 āsana dello YogaYajñavalkya

-le 10 āsana chiave per la salute (yogacikitsa āsana)

-le 12 āsana della sequenza Rishikesh (di swami Śivananda)

-le 16 āsana dell’haṭhaPradīpikā

-le 18 āsana di Mahāvatar Babaji (tradizione siddha tamil)

-le 26 āsana Gosh

-le 32 āsana della GherandaSamhita

-le 36 āsana dell’Haṭha Ratna Avali

-le 84 āsana nella tradizione di P. Yogananda

 

-i 6 esercizi di purificazione e ringiovanimento (shatkriyā)

-gli 8 prānāyāma classici (kumbhaka)

-le 10 tecniche che risvegliano Kuṇḍalinī (haṭha mudrā)

- la sequenza dei 10 movimenti del sole e della Luna  

-le 6 ruote magiche di Naropāda

-i 18 esercizi della Ḍākinī Nirguna

 

 

- CORSI DI AṢṬĀṄGA VINYĀSA YOGA A BOLOGNA : YOGA DINAMICO TRADIZIONALE

Forma di yoga dinamico molto energetico dove il movimento per entrare ed uscire nelle āsana si accompagna in modo stretto con un respiro lento e profondo (vinyāsa), con  l'applicazione di bandha (contrazioni energetico-muscolari) e con l'indirizzamento dello sguardo e della mente verso determinati punti del corpo (drishthi). È una forma di Yoga tradizionale,  le cui origini vengono fatte risalire ad un testo dal nome “Yoga Korunta”, di cui non ci restano copie integre, anche se fu studiato in Tibet nello scorso secolo dal famoso maestro indiano Sri T. Krishnamacharya (1888-1989, morto a 101 anni) nella caverna del suo guru ultracentenario RamaMohana Brahmacharya in Tibet.

La particolarità di questo Yoga è rappresentata dal Vinyāsa, che sincronizza il respiro ad ogni movimento concatenando le varie Āsana tra loro in sequenze dinamiche che purificano il corpo, lo rendono forte e flessibile, e iniziano a lavorare anche sull’accrescimento dell’ energia nel sistema nervoso, immunitario e ormonale.

Questo corso introduce, con gradualità e dolcezza, alle sequenze, in cui Āsana e respiro si armonizzano in maniera coordinata e dinamica. Progredendo si cerca di addivenire ad un respiro più profondo e ad un vinyāsa lento, in linea con gli insegnamenti di Krishnamacharya, che consigliava movimenti lenti del corpo accompagnati da appropriato Prānāyāma (ogni ciclo di inspiro/espiro doveva durare almeno 10 secondi) per pervenire gradualmente a rallentare la frequenza respiratoria e  cardiaca,  eliminando in modo progressivo i molti pensieri che divagano la mente. Le Āsana eseguite senza coordinamento col respiro profondo erano considerate per il Maestro uno spreco di tempo.

La pratica si trasforma così in una danza armonica, scandita dal respiro che l’accompagna come una musica di sottofondo, portando gradualmente verso l’interiorizzazione meditativa, dal movimento all’immobilità. L’effetto che si ottiene è una progressiva chiarezza mentale che si accompagna all’aumento di un particolare calore interno, che libera dalle tossine e dona al corpo maggior resistenza.

Krishnamacharya consigliava col progredire nella pratica di dedicare uguale tempo alle pratiche di Āsana, Prānāyāma e Dhyāna.

Per capire queste differenze con stili e interpretazioni più moderni può essere utile riportare alcune frasi tratte da “Sri Krishnamacharya, the Purnacharya “ di Mala Shrivatsan  (pubblicato nel 1997 dal Krishnamacharya Yoga Mandiram  di Chennai, India):

 “Come la pratica appare esternamente è irrilevante, ciò che conta è come il praticante sente da dentro  i suoi effetti”.

”La nostra evoluzione è direttamente collegata allo stato della mente ed alla capacità di raggiungere uno stato di vairagya (distacco)”, ottenibile soprattutto allungando il respiro.

“Ciò che è importante nella pratica è bhāvana (stato mentale): visualizza Dio che ci infonde energia vitale nell’inalazione, ci riempie e purifica nel kumbhaka e mentre esaliamo ripeti “Signore ti offro tutto me stesso, niente mi appartiene”.






Per gli orari aggiornati si prega di telefonare in sede ( 335 – 77 38586)




- CORSI DI QI GONG  E YOGA TIBETANO (TSA LUNG TRULKHOR) A BOLOGNA

Esistono varie forme di yoga tibetano che sono state praticate per secoli in remote caverne e monasteri himalayani come parte del sentiero verso l'illuminazione secondo vari lignaggi  di maestri  come Virupa (VIII° sec.) , Padmasambhava (VIII° sec.), Naropa (1016  Lahore -1100 Phullalari), Niguma  (X° sec.), etc…, Originatesi all’interno del buddhismo tantrico (vajrayāna), o nella tradizione prebuddhista del Bon,  fanno riferimento in prevalenza ad alcuni testi che spaziano dall'VIII° secolo (tradizione del primo arrivo del Buddhismo in Tibet dall'india col Maestro Padmasambhava)  al X -XI° secolo (tradizione degli insegnamenti dei mahāsiddha e delle Ḍākinī e secondo arrivo del Buddhismo in Tibet) .

Questi testi straordinari possono essere considerati le più antiche descrizioni dettagliate di pratiche yoga (in quanto precedenti ai testi nāthayoga di Gorakṣa dell’India tardo medioevale ) e includono anche molti esercizi che ricordano il qi gong in quanto mirano a muovere il Qi (lung in tibetano) nei canali (tsa in tibetano) e infatti sono spesso chiamati  tsa lung in tibetano.

 

Caratteristiche di queste pratiche sono:

- la motivazione altruistica (bodhicitta), che apre la pratica con la generazione della motivazione (sankalpa) e la chiude con la dedica dei benefici e meriti agli altri (parinamana).

-le tecniche di purificazione (dei cakra, dei prānavāyu, dei canali e della mente karmica)

-le prostrazioni e prese di rifugio (all’origine dei famosi sūrya namaskāra in tradizioni più note)

- l’utilizzo molto sofisticato di tecniche respiratorie (prānāyāma) che sono spesso più dettagliate che nei testi classici dello yoga e si abbinano alle visualizzazioni dei canali.

-la finalità: la pratica è uno strumento potente di  mantenimento della salute e di prevenzione delle malattie, ma soprattutto è finalizzata a purificare, armonizzare e accrescere le energie del corpo sottile così da preparare le pratiche avanzate dello sviluppo meditativo. La presenza mentale di pura osservazione (jñāna) che accompagna la consapevolezza del respiro e dei movimenti, sottolinea nella pratica il percepire rispetto al fare.

-una forma antica di vinyāsa, che coordina in modo peculiare il respiro al movimento tra le āsana  (posture) classiche,  ripartito su varie sequenze, ognuna introdotta da un prānāyāma ed conclusa da una meditazione; si parte dal movimento per andare verso l’interiorizzazione tramite la consapevolezza  sul respiro.  

 

La pratica incorpora progressivamente il  coordinamento del movimento col respiro  coi kumbhaka (trattenuti), bandha (contrazioni), drishthi (direzionamento dello sguardo),  mantra, visualizzazioni (nadi prāna yoga o tsa lung neljor),  prānottāna (movimento interno dell'energia).

 

Da un punto di vista terapeutico è un sistema che integra la pratica Yoga col qi gong e con la medicina  tradizionale tibetana di tradizione millenaria. Attraverso āsana, respirazione, tecniche di pulizia e purificazione, si prende coscienza della propria costituzione psico-fisica (tridosha) e di come bilanciare i  nostri squilibri.

 

GINNASTICA E YOGA, GIMNOSOPHISTI E YOGIN

 

Il “gimnasio” nel mondo ellenistico era il luogo elettivo per l’educazione del corpo, dell’energia e della mente al fine della formazione alla salute ed al benessere psico-fisico dell’individuo. Sede di studi anche letterari e filosofici aveva un contesto formativo molto più ampio di quello che intendiamo oggi con la parola ginnastica. L’abito ideale per tale pratiche non era molto costoso essendo come per lo yoga quello che utilizzava la minor quantità di indumenti (“gimnos”), di modo da esporre pienamente il corpo al prāna (energia) presente nell’aria.

Gli yogin dell’antica India venivano chiamati dai greci di Alessandro Magno “Gimnosophisti” per il loro utilizzo di pratiche ginniche e respiratorie volte alla realizzazione della conoscenza (sophia).

 

Tai ji, qi gong e kung fu sono discipline sportive riconosciute dal CONI, mentre le varie  forme di yoga devono considerarsi attività propedeutiche alla pratica di tecniche ginniche per tutti  per la salute ed il fitness (comunicazione CONI del 4 gennaio 2018). La pratica dell’asd è stata spesso portata sui palchi di manifestazioni ed eventi attraverso esercizi collettivi e dimostrazioni pubbliche.





I BENEFICI DELLO YOGA
(una sintesi dalla documentazione scientifica tratta da “Lo Yoga Che Cura” del Dr Timothy Mac Call, Sperling & Kupfer 2008) :
Migliora la  postura, l’equilibrio e il coordinamento
Migliora la gestione del peso corporeo
Combatte efficacemente il mal di schiena ed il mal di testa
Stimola il ringiovanimento cellulare
Aumenta l’energia e rinforza il sistema immunitario e ormonale
Migliora la circolazione e regola la pressione sanguigna
Aumenta la capacità polmonare e rende la respirazione lenta, profonda e ritmica
Aumenta la flessibilità, rinforza e tonifica la muscolatura
Aumenta l’ossigenazione dei tessuti e del cervello, incrementando  l’emoglobina ed i globuli rossi
Rilassa il sistema nervoso contrastando lo stress, la depressione, il mal di testa e l’insonnia;
Aiuta la concentrazione, l’equilibrio emotivo e la memoria
Spenge il chiacchiericcio mentale ordinario, fonte di stress e dispendio di energia
Rallenta l’osteoporosi

ALCUNE ALTRE EVIDENZE SCIENTIFICHE SULLO YOGA :
-migliora la forma fisica (Collins, 1998)
-aumenta la resistenza allo sforzo (Armstrong & Smedley, 2003)
-determina un aumento della forza muscolare (Raub, 2002)
-aumenta la flessibilità delle articolazioni (Ray et al., 2001)
-migliora la stabilità posturale (Telles, Hanumanthaiah, Nagarathna, & Nagendra, 1993)
-aumenta il livello di forza nella presa (Mandanmohan, Jatiya, Udupa & Bhavanani, 2003).
Inoltre tra gli effetti indiretti dello Yoga troviamo:
-riduzione del dolore nelle disfunzioni croniche (Roth & Stanley, 2002)
-riduzione nell’uso dei medicinali (BoNadies, 2004)
-promozione della cura di sé (Herrick & Ainsworth, 2000)
-miglioramento della funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio (Jayasinghe, 2004; Shannahoff-Khalsa et al., 2004; Damodaran et al., 2002).

OCCORRENTE PER LE LEZIONI DI YOGA/GINNASTICHE DOLCI E POSTURALI:
tuta comoda, telo (importante: può aiutarci a sollevare gli ischi nelle flessioni in avanti e nelle torsioni), ciabatte/calzini spessi (obbligatorie dallo spogliatoio alla sala della pratica), il tappetino personale di pratica ( consigliamo di averne uno personale che usiamo solo noi e che può anche essere lasciato in custodia presso il centro). La lezione  si concluderà  con alcuni minuti di rilassamento profondo (consigliata una copertina e una maglia più pesante per mantenere il calore e l’energia del corpo accumulata durante la pratica).
 
AVVERTENZE PER YOGA E GINNASTICHE DOLCI E POSTURALI
Prima di entrare in sala è importante pulirsi il naso a fondo soffiando con un fazzoletto. Salvo indicazioni contrarie dell’insegnante il respiro deve entrare e uscire solo dal naso e nel modo più lento, profondo e ritmico possibile. Si deve all’ inizio cercare di allungare soprattutto la fase di espiro, svuotando completamente, per poi lasciare ampliare in modo naturale quella di inspiro.
Per le donne in caso di mestruazioni e per gli ipertesi sono controindicate le posizioni in cui la testa scende sotto il bacino,  i trattenuti forzati del respiro e gli esercizi che agiscono in modo vigoroso sulla muscolatura dell’addome (ad esempio bastrikha o kapalabhati).
Si consiglia di presentarsi digiuni da almeno 3 ore per la pratica e dopo la lezione di  attendere almeno mezz’ ora prima di mangiare.
Nella  tradizione classica il sudore particolare che si emette durante la pratica contiene enzimi e sostanze importanti che devono essere riassorbite, per cui si consiglia di effettuare la doccia non prima di mezz’ora dopo la fine della pratica.
 

 
I PRINCIPALI TESTI CLASSICI DELLO YOGA

I testi principali che si trovano tradotti in italiano sullo Yoga sono gli Yoga Sūtra di Patanjali, l’Haṭha Yoga Pradīpikā, la Gheranda Samhita, la Śiva Samhita, il Śatcakra Nirupana, le Yoga Upaniṣad. La nostra associazione ha tradotto alcuni dei testi più antichi sinora inediti in italiano: Yoga-YajñaValkya, Yoga Vishaya di Matsyendranātha, Gorakhsha Paddhati e il commentario di Lama tzog Khapa ai 6 yoga di Naropa (il libro delle tre ispirazioni: una guida alle fasi di pratica del profondo sentiero dei sei yoga di Naropa)

 

Yoga-YajñaValkya (lo Yoga di YajñaValkya)

È forse il testo più antico nella tradizione dello Yoga tra quelli che descrivono in modo approfondito le pratiche delle Āsana, del Nāḍī Shuddi, dei vari Mudrā e Prānāyāma e delle molteplici tecniche meditative.  Le sue origini si fanno infatti risalire all’intervallo di tempo che va dal II°secolo a.C. al IV° secolo d.C. Yajñavalkya era un grande maestro indiano (forse vissuto nel sec. VII° a. C.), presente in una fase della sua lunga vita anche alla corte di Janaka, re di Videha, in India. Riporta in 12 capitoli e 485 versi un’ esposizione dettagliata di concetti su cui elaborerà in profondità lo Yoga Tantrico medioevale,  quali  Kuṇḍalinī, Agni, i dieci Prāna, le quattordici Nāḍī, i sei Cakra, le tecniche di Prānāyāma (quasi sempre accompagnate dalla pratica di un Mantra o del Prānava AUM) , le varie Mudrā (Jihvā Bandha, Khecarī  Mudrā, Śanmukhi Mudrā, etc.), senza usare le denominazioni classiche che li renderanno famosi nei successivi testi tradizionali dello yoga.

 

Gorakṣa Paddhati (il tracciato di Gorakṣa)

200 versi che risalgono al XII° sec. e che espongono il sentiero dell’Haṭha Yoga secondo gli insegnamenti della scuola degli Nāthayogin di Gorakṣa. L’importanza del Gorakṣa-Paddhati è confermata dal fatto che molti dei suoi versi sono citati  diffusamente da moltissima della letteratura Haṭha-Yoga  successiva. 

 

Haṭha Yoga Pradīpikā  (la lampada che illumina l’Haṭha Yoga)

L'Haṭha Yoga Pradīpikā' è il più antico manuale di pratica sull’Haṭha Yoga ed è stato scritto con un chiaro obiettivo : quello di  tracciare, come manuale dettagliato, il percorso del praticante verso il raggiungimento dello stato di Samādhi.

Compilato dallo yogin Svātmārāma nel 14° secolo  e risalente alla tradizione Tantrica dei Nāthayogin (ordine i cui capostipiti risalgono alle figure leggendarie di Gorakhshanath e Matsyendranath) è considerato da tutti gli studiosi il testo più importante tra quelli che descrivono dettagliatamente le varie pratiche Yoga. È diviso in 390 versi ripartiti in 4 capitoli (ma esistono varianti a 5 o anche a 10 capitoli). Il primo capitolo tratta dei prerequisiti dello Yoga (dieta e condotta: Yama e Niyama) e delle 17 Āsana fondamentali. Il secondo capitolo tratta delle 7 tecniche di purificazione corporee (ṣat Kriyā e Nāḍī Śuddhi) e degli 8 Prānāyāma. Il terzo capitolo tratta dei 10 Mudrā e  dei  3 Bandha, della fisiologia esoterica del corpo e del risveglio della Kuṇḍalinī. Il quarto capitolo è relativo al Nāda Yoga e al Raja Yoga (cioè lo Yoga Regale basato sulle esperienze avanzate delle pratiche meditative).

 

Gheranda Samhita

Gheranda Samhita, nome in sanscrito che sta per ‘il  Compendio di Gheranda’, fu scritto nel XVII secolo . Descrive in 7 capitoli  e 317 versi in modo particolarmente approfondito ben 21 Kriyā, le pratiche di purificazione degli organi interni, 32 Āsana, 8 Prānāyāma e 25 Mudrā. Lo Yoga di Gheranda è definito Yoga a sei braccia o Ghatastha Yoga (Yoga del corpo considerato analogo a un vaso, che è destinato a sbriciolarsi velocemente se non viene cotto nel fuoco della pratica Yoga) .

 

Śiva Samhita

Śiva Samhita significa ‘compendio di Śiva’. Questo testo, il cui l'autore è sconosciuto, è scritto in forma di dialogo fra il dio Śiva e la sua  consorte Pārvatī ed è considerato uno dei testi più completi sullo Haṭha Yoga. Nei suoi 645 versi distribuiti in 5 capitoli affronta le diverse correnti filosofiche sulla visione del mondo, le Āsana, le Mudrā, i Prānāyāma, la Meditazione, le energie del corpo, l'importanza del Guru, i quattro sentieri dello Yoga e i vari metodi per raggiungere la liberazione, specificando come superare gli ostacoli per ottenerla.




















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